Un aumento delle chinurenine è associato a maggiore rischio d’infarto in pazienti con angina soprattutto se associata a diabete.

Lo studio è stato condotto su campioni di sangue prelevati da 4122 pazienti con età media di 62 anni di cui 2967 (il 72%) erano uomini. Dei pazienti, 1603 (il 38,9%) era affetto da diabete mellito (DM) classificato di tipo II per il 97.4% dei soggetti.

L’obiettivo dello studio è stato valutare i livelli dei metaboliti del triptofano, prodotti a valle della cascata della chinurenina, per stabilirne il ruolo come predittori di infarto acuto del miocardio (AMI) in pazienti con sospetta angina pectoris stabile. Infatti, è stato accertato che l’aumentata degradazione del triptofano, indotta dalla citochina proinfiammatoria interferone-γ, è correlata alla progressione della malattia cardiovascolare e alla resistenza all’insulina.

Durante il follow-up di 56 mesi, l’8,3% dei partecipanti ha avuto un infarto acuto del miocardio. Confrontando il quartile più alto al più basso, per la coorte totale, i rapporti di rischio multivariati erano 1,68 (1,21-2,34), 1,81 (1,33-2,48), 1,68 (1,21-2,32), e 1.48 (1.10- 1,99) rispettivamente per l’acido chinurenico (KA), l’idrossichinurenina (HK), l’acido antranilico (AA), e l’acido idrossiantranilico (HAA), tutti metaboliti derivanti dalla degradazione del triptofano. L’associazione tra i livelli delle chinurenine e il rischio d’infarto è risultata generalmente più elevata nei pazienti con diabete mellito (P≤0.05). Nei diabetici, il rapporto di rischio più elevato è stato trovato per HK (2,37 ([1,43-3,93]).

I valori medi di tutte le chinurenine sono stati più bassi nelle donne che negli uomini (P<0,001). KA, HK, e AA sono risultati positivamente associati all’età (ρ≥0.19; P<0.001), e ad eccezione di HAA, le chinurenine si sono presentate più alte nei pazienti con DM rispetto ai soggetti con metabolismo glucidico normale. I livelli plasmatici di chinurenine sono risultati positivamente correlati all’indice di massa corporea, alla creatinina sierica, ai trigliceridi, e alla neopterina plasmatica. L’HK era correlata positivamente con la proteina C-reattiva (CRP; ρ=0.25; P<0.001), mentre altre chinurenine mostravano solo deboli associazioni con questo marcatore dell’infiammazione. I livelli plasmatici di HAA sono risultati positivamente correlati con il livello del glucosio non a digiuno (ρ=0.21; P<0.001). In contrasto, nessun metabolita è stato associato ai livelli di emoglobina glicosilata (ρ≤0.04, P≥0.06).

In conclusione, nei pazienti con sospetta angina pectoris stabile, gli elevati livelli plasmatici di chinurenine sono stati predittivi di un aumento del rischio di infarto acuto del miocardio e, in particolare il rischio stimato, è risultato più alto nei pazienti diabetici. Le chinurenine sono correlate ai diversi fenotipi della sindrome metabolica, e un loro aumento è stato associato ad una prognosi sfavorevole soprattutto tra i pazienti diabetici. I metaboliti derivanti dalla degradazione del triptofano sono stati individuati come nuovo target diagnostico nella progressione della coronary artery diseas che comprende l’angina e l’infarto acuto del miocardio. I livelli plasmatici di chinurenine sono risultati un marcatore importante molto utile da dosare, in quanto un aumento di questi metaboliti è un campanello d’allarme di infarto acuto del miocardio.

Riferimenti bibliografici:

Pedersen ER1, Tuseth N2, Eussen SJ2, Ueland PM2, Strand E2, Svingen GF2, Midttun Ø2, Meyer K2, Mellgren G2, Ulvik A2, Nordrehaug JE2, Nilsen DW2, Nygård O2. Associations of plasma kynurenines with risk of acute myocardial infarction in patients with stable angina pectoris. Arterioscler Thromb Vasc Biol. 2015 Feb;35(2):455-62

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